(Castelnovo ne’ Monti, 31 ottobre 2013) Sono arrivati davvero molti chiarimenti e tanti dati confortanti nell’ambito del Consiglio comunale aperto svoltosi mercoledì pomeriggio, a Castelnovo, incentrato sull’unico tema dell’Ospedale Sant’Anna e sulla riorganizzazione dei servizi che è stata apportata nell’ultimo periodo. Numerose le persone presenti in platea, tra le quali anche i Sindaci di Casina Gianfranco Rinaldi, di Busana Alessandro Govi, di Collagna Paolo Bargiacchi. Per fornire un quadro molto dettagliato della situazione del Sant’Anna invece erano presenti il Direttore generale dell’Ausl di Reggio Fausto Nicolini, la Direttrice del Presidio Ospedaliero di Reggio Antonella Messori, il Direttore generale dell’ASMN Ivan Trenti, il Direttore sanitario dell’ASMN Giorgio Mazzi, la Direttrice del Distretto sanitario dell’Appennino Maria Luisa Muzzini. Ad introdurre il Consiglio è stato il Sindaco Gianluca Marconi: “La tenuta del “nostro” ospedale è un tema sempre di grande attualità e che interessa tutti. La Conferenza dei Sindaci del Distretto segue costantemente lo sviluppo della sanità locale e quindi la situazione del Sant’Anna in particolare, e su questo posso garantire che non abbiamo mai abbassato la guardia. Il Servizio sanitario in montagna non rappresenta solo per noi una risorsa fondamentale, ma per un territorio scarsamente popolato è un presidio indispensabile per garantire la tenuta sociale. Mi dà grande fiducia che il dottor Nicolini abbia definito l’Ospedale Sant’Anna “Immortale””.
La dottoressa Muzzini ha fatto una panoramica dei servizi sanitari presenti sul territorio: una rete diffusa e molto importante che si fa carico di numerose patologie che non vengono curate attraverso ospedalizzazione ma a domicilio, servizi fondamentali per le caratteristiche della popolazione montana: “E’ per noi importante poter illustrare l’attività dell’Ospedale Sant’Anna su cui abbiamo fatto molto, ma anche gli altri servizi attivi sul territorio. Il nostro Distretto presenta una percentuale di persone con età oltre i 65 anni del 27%, la più alta tra i distretti provinciali, e in alcuni Comuni come Collagna si arriva al 40%”.
I dati del Sant’Anna
E’ stato l’intervento di Antonella Messori che ha analizzato più nel dettaglio i dati relativi all’Ospedale castelnovese e le recenti riorganizzazioni dei servizi: “Quello di Castelnovo –ha spiegato- è l’unico distretto provinciale che negli ultimi 10 anni non è cresciuto come popolazione ma è stabile, con una lievissima contrazione. E’ un Distretto che come detto dalla dottoressa Muzzini ha una popolazione con anziani superiore alla media della provincia e degli altri distretti. Questo che riflessi ha? I dati dicono che il tasso di ospedalizzazione è di poco superiore a quello provinciale ma più o meno uguale a distretti quali Montecchio o Scandiano. La provenienza dei pazienti del Sant’Anna è netta: quasi il 94% sono residenti in provincia, il dato più alto nel reggiano. I residenti nel distretto sono l’81,6%, anche in questo caso un dato molto più elevato degli altri ospedali provinciali (media 65%). La dotazione complessiva dei posti letto è di 110 posti di degenza ordinaria e 13 di day hospital. Il rapporto con la popolazione residente dà un risultato di 3,59 posti letto per 1000 abitanti, di gran lunga il più alto della provincia per gli Ospedali gestiti dal Presidio ospedaliero. Nel 2012 i ricoveri sono stati 3.997, 44% per intervento chirurgico; 14.253 accessi al Pronto Soccorso con un 11,8% di ricoveri. 425 interventi di Auto Medica. I parti sono stati 192 (7% del presidio ospedaliero), 1.199 esami endoscopici, 35.473 esami radiologici, 3.896 sedute dialitiche. Il Sant’Anna presenta un service mix di funzioni ospedaliere superiore agli altri ospedali provinciali ed agli altri ospedali di comunità montane in Regione, è dotato di funzioni ospedaliere normalmente non presenti in ospedali di queste dimensioni, sono state attivate funzioni specialistiche che sono diventate anche di riferimento provinciale: urologia, otorinolaringoiatria e oculistica infantile, neurochirurgia e soprattutto la riabilitazione cardiologica. Sappiamo che ci sono anche criticità: la prima è la difficoltà nel reclutare specialisti per alcune discipline per il ridotto appeal della struttura verso i non residenti in loco, in particolare pediatri, anestesisti, ortopedici, fisiatri, ginecologi. Si deve lavorare sulla competenza clinica in relazione alla scarsa numerosità della casistica, ed in questo aiuta la turnazione con il Santa Maria Nuova. In questi anni per questo sono state attivate molte sinergie, con il SMN ma anche con le altre strutture ospedaliere del Presidio. La strada dell’autosufficienze non è più percorribile, per il Sant’Anna e per tutti i nostri ospedali.
Nel 2013 sono state effettuate riorganizzazioni soprattutto sull’area chirurgica e materna infantile, costruite integrandosi con il SMN per garantire acquisizione competenze. E’ stata costituita la nuova struttura semplice di Urologia, sviluppato il modello organizzativo di ostetricia e ginecologia con la costituzione di una nuova Struttura complessa avviata in settembre. E’ stata Istituita la struttura dipartimentale semplice di pediatria. L’ortopedia – traumatologia è stata trasposta da struttura operativa complessa a struttura operativa semplice, in collaborazione sempre con il Santa Maria. Gli obiettivi di queste ristrutturazioni sono fondamentali, e non attinenti per forza alla razionalizzazione delle risorse: il principale è il mantenimento di un servizio ben strutturato e qualitativamente valido. Sono nel contempo proseguiti importanti lavori di ristrutturazione: l’ultima tranche per un importo di 9 milioni e 780 mila euro è stata in gran parte effettuata, ne restano da eseguire per 2 milioni e 948 mila sul secondo piano (poliambulatori e altre strutture) la cui fine è prevista entro il 2014”.
Il dibattito
Sono poi seguiti alcuni interventi dei Consiglieri e del pubblico presente. Il Consigliere di maggioranza Nello Orlandi ha sottolineato: “Un altro aspetto per noi fondamentale è che l’Ospedale dà reddito a 400 famiglie. E’ un Ospedale che oggi si pone in una fascia di buon livello. La struttura sanitaria provinciale deve sempre tener conto quando si parla del Sant’Anna distanza tra paziente e l’arrivo ospedale, che qui possono essere molto lunghe. In questo le realtà che si occupano del trasporto, quali Auser e le varie Croci Rosse e Verdi dell’Appennino svolgono un servizio fondamentale”.
Il Consigliere di Persone e Montagna Mario Attolini, che aveva presentatole dimissioni dalla Commissione sicurezza sociale per la scarsità di informazioni sulla situazione dell’Ospedale ha affermato: “Chiedevo che la Commissione rendesse conto dei cambiamenti dell’Ospedale, e che il tema fosse portato anche in Consiglio comunale. Ora ci vengono date le spiegazioni, che però presentano le scelte fatte senza che ci sia stata data la possibilità di discuterne ed influire su di esse”.
Ha risposto Marconi: “Siamo impegnati in Conferenza dei Sindaci su questi temi con grande assiduità, e i Sindaci rappresentano tutti i cittadini: abbiamo fatto almeno 10 comitati di Distretto da febbraio, con la partecipazione della dottoressa Muzzini e della dottoressa Messori, parlando di questi servizi e delle ristrutturazioni. Ne abbiamo parlato anche nei Consigli di frazione”.
Remo Venturi, del gruppo Castelnovo Libera, ha aggiunto: “Alcuni anni fa al Sant’Anna c’erano servizi con specialisti di eccellenze che sono andati perduti, alcuni brillanti medici sono andati via. Non vorremmo che si corra il rischio che diventi una semplice infermeria”.
Ha risposto Ivan Trenti: “I dati dimostrano chiaramente che i servizi del Sant’Anna negli ultimi anni si sono espansi. Dire che sono passati grandi professionisti è ingiusto: ce ne sono ancora. Quanto fatto negli ultimi anni qui è quasi miracoloso”.
E l’Assessore Paolo Ruffini ha rimarcato: “Negare i traguardi raggiunti in questi anni non è fare buona politica. Ci siamo assunti responsabilità politiche in un momento di condizioni generali difficilissime. In 20 anni c’è stato attacco alla sanità pubblica, è evidente, e noi la vogliamo difendere, cambiandola, inevitabilmente, ma mantenendo il livello delle prestazioni”.
Una domanda abbastanza provocatoria è stata posta da parte di Armido Malvolti dal pubblico: “Fino a quando la nostra provincia potrà permettersi sei ospedali? Temo ancora per qualche anno ma non molto di più, e in questo caso dove dovremo tagliare? Si dovrà guardare come è fatta la nostra provincia, lunga e stretta, e valutare che il territorio dell’Appennino è carente di popolazione e ampio per distanze. A Scandiano se non c’è l’ospedale si deve andare a Reggio in 15 minuti. Un cittadino di Succiso è impensabile che non abbia più, un domani, l’ospedale a Castelnovo. Potremmo diventare attrattivi anche per diversi comuni pedemontani”.
Su questo tema ha rilevato Marconi: “Nell’ottica di avere un distretto ed un ospedale più forte avevamo chiesto a Baiso, Viano e Canossa di restare nel Distretto sanitario appenninico, sarebbero stati 10 mila abitanti in più, ma i Sindaci hanno liberamente scelto di uscire dall’ambito della montagna”.
Le risposte di Nicolini
A rispondere a tutti gli spunti emersi è stato Nicolini: “Quando parlavo con l’ex Sindaco Giuseppe Battistessa anni fa, non mi diceva che sarebbe stata impossibile, come qualcuno dice, la sopravvivenza di questo ospedale con troppo pochi residenti in montagna, ma già allora diceva che andava collegato strettamente al Santa Maria. Oggi siamo qui a parlare di come è strutturata la rete della sanità provinciale, ma in realtà non sappiamo se le provincie resteranno o saranno abolite, ed allora dovremo ragionare su ambiti diversi. Lasciatemi comunque dire che questo ospedale costa di più rispetto ad ospedali che hanno numeri più alti, lo sappiamo ma accettiamo di spendere di più su questo territorio perché sappiamo le distanze e i problemi che comporta. In altre zone sono state fatte scelte diverse: basti pensare che oltre crinale, l’ospedale a Fivizzano in pratica non c’è più. Il Sant’Anna invece, ad oggi ha più servizi sia di Scandiano che di Montecchio. Scandiano non ha chirurgia del rachide, urologia, rianimazione… Il fatto di aver detto che il Sant’Anna è immortale è perché dobbiamo e vogliamo presidiare il territorio e dare risposta alla popolazione. Poi c’è il tema delle riorganizzazioni: guardate che mantenere una chirurgia complessa autonoma a Castelnovo, sarebbe non tanto un costo quanto un richio: se ho bisogno di operarmi di un tumore allo stomaco, il tema non è più quello degli anni ’60 di avere il bravo chirurgo, ma è invece fondamentale avere alle spalle una grande struttura che possa gestire tutte le eventuali complicazioni post operatorie. Inoltre c’è il tema fondamentale della necessità di avere una casistica ampia ed effettuare un certo numero di interventi, perché ci sono tantissimi studi che provano statisticamente che facendo più interventi diminuisce di molto la percentuale di errore e l’incidenza di mortalità. C’è un esempio lampante, che è proprio quello del carcinoma allo stomaco: se si fa un intervento in una struttura che ne compie più di 40 all’anno, la mortalità è del 5%, in una struttura con meno di 10 interventi all’anno, e il Sant’Anna non ci arriverebbe neanche vicino, la mortalità è del 25%. Sul pancreas addirittura si sta discutendo se avere un centro unico specializzato regionale. Il numero di interventi più alto è essenziale per la buona riuscita. Dire che se ci fosse questo tipo di servizi qui ci si opererebbe qui non ha una base scientifica. Qui abbiamo capacità di intervenire su una casistica che copre più dell’80% dei pazienti. Qualcuno sostiene ancora che sia stato depotenziato nel tempo il Sant’Anna? Nel 1996 l’Ospedale di Castelnovo comportava costi correnti per 13,1 milioni di euro. Nel 2012 siamo a 24,6 milioni, un incremento dell’80%. L’aumento medio dell’azienda in 12 anni è stato invece del 40%. Gli investimenti su questo ospedale per ristrutturazione e adeguamento tecnologico sono stati di 22 milioni di euro.
Cosa succederà nel futuro? Il mio mandato scade tra un anno e io mantengo quello che ho sostenuto in questi anni: non abbiamo tagliato un posto da infermiere all’ospedale o al domiciliare. Un anno fa il Governo aveva proposto un documento con alcuni requisiti per la spending review che indicavano per gli ospedali con un bacino di utenza inferiore a 80 mila abitanti, esclusivamente se in zone disagiate come la montagna, strutture con 20 posti medicina generale, un Pronto Soccorso, la possibilità di indagini radiologiche, una emoteca. Questo documento è stato contestato dalle regioni: l’obiettivo era arrivare ad una dotazione di 3,7 posti letto ospedalieri per 1000 abitanti, e qui a tale livello ci siamo già. Sulla faccenda dei sei ospedali della provincia: fortunatamente è stato mantenuto nel tempo un criterio solidaristico: i Sindaci hanno sempre saputo che questo ospedale costava di più, e lo hanno voluto mantenere, ma non si può chiedere al 40% della popolazione provinciale di chiudere un ospedale per tutelarne il 7%. Non si possono fare questioni di campanile specialmente oggi con la crisi di risorse.
Dovreste essere invece essere voi a dire che pensare al modello di ospedale autosufficiente, senza collaborazioni, non è più possibile soprattutto perchè pericoloso per la sicurezza. Bisogna considerare che dire ai professionisti del Santa Maria che dovevano turnare anche su Castelnovo non è stato facile: stiamo avendo buoni risultati. Tenete conto che a Parma ci hanno provato tra gli ospedali di Borgotaro e Fidenza, che per di più fanno parte della stessa Azienda, ma i professionisti di Fidenza si sono rifiutati perché il contratto non lo prevedeva. Tenete anche conto che il 60% della spesa sanitaria è per le strutture sul territorio che non sono l’ospedale: bambini autistici, malati di Alzheimer ecc., patologie che è indispensabile trattare a domicilio e che rappresentano una sfida per il futuro, insieme al tema della prevenzione. Oggi l’Italia è l’ultimo paese dell’Ocse per investimenti sulla prevenzione”.
Un annuncio importante
In chiusura dell’incontro è arrivato anche un importante annuncio in merito ad un ulteriore investimento, per un importo di 3 milioni 680 mila euro: sarà completamente ristrutturata la palazzina a fianco di piazzale Marconi che oggi ospita la Medicina del Lavoro, che ospiterà tutti i servizi di prevenzione del territorio diventando di fatto una nuova “casa della salute”.
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