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Il 1° novembre inaugura la piazzetta di Casa Nostra dedicata a Cuvier Boni

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Prosegue l’azione di restauro promossa dalla Fondazione Don Zanni

Un giorno speciale, una festività di Ognissanti che a Casa Nostra, anche se non è salito ufficialmente all’onore degli altari, ricorderà in particolare Don Artemio Zanni, che di questa struttura, recentemente recuperata, era stato il primo creatore, e che in tanti qui a Felina e in tutta la montagna ricordano come un santo.

Il 1° novembre, dopo il recupero della “casa verde”, prima struttura su cui è intervenuta la Fondazione Don Zanni, sarà inaugurato il piazzale esterno, che sarà intitolato al Cavalier Cuvieri Boni, notissimo imprenditore vettese, fondatore di grandi marche di calze italiane, scomparso nel gennaio 2007. La fondazione che porta il suo nome fu istituita due anni dopo, anche per continuare il suo impegno filantropico: nel 1994 Boni aveva finanziato a Vetto la nascita la casa protetta per anziani dedicandola alla memoria della moglie, mentre nelle sue volontà aveva scelto di destinare parte del patrimonio ad opere di rilevanza sociale. In questo ambito si ricordano la donazione di una Risonanza magnetica all’ospedale Sant’Anna nel 2010 e, nel 2011, di due ecografi portatili destinati al reparto di anestesia e rianimazione del Santa Maria Nuova.

La stessa Fondazione Boni ha contribuito alle spese di ristrutturazione del piazzale che sarà inaugurato mercoledì. Il programma della giornata prevede alle 15 un breve ricordo di don Zanni e di Casa Nostra a cura dello storico Giuseppe Giovanelli; alle 15.30 la recita del vespro, alle 16 l’inaugurazione della piazzetta Cuvier Boni, e a seguire il rinfresco.

“Abbiamo scelto di fissare questa inaugurazione il 1° novembre – afferma Gianni Grisanti, della Fondazione Don Zanni – perché mentre stavamo pensando alla data da fissare ci siamo ricordati che il 1° novembre del 1947, quindi esattamente 70 anni fa, don Zanni incontrò due bambini abbandonati, con una situazione difficilissima, Maria e Franceschino, che furono i primi ospiti di Casa Nostra. E’ stata una ulteriore coincidenza tra le tante che, dall’inizio di questo progetto, ci hanno fatto avvertire più di una volta la presenza di Don Zanni a sostenerci, a guidarci dall’alto: dal ritrovamento dei suoi diari di guerra, in una biblioteca di Udine nel 2014, alle sue cose ritrovate nella casa una volta che abbiamo iniziato a lavorarci. Ringraziamo davvero di cuore la Fondazione Cuvier Boni che ci ha aiutato a portare a compimento questo lavoro di restauro, che proseguirà su altre parti della struttura lasciata da don Artemio”.

Aggiunge il Sindaco Enrico Bini: “Quando venne aperta Casa Nostra, nell’immediato dopoguerra, l’accoglienza e assistenza verso bimbi orfani o madri rimaste sole era una vera emergenza sociale. Oggi potrebbe sembrare un tipo di struttura che non ha più una utilità, mentre invece ci sono molte situazioni critiche in cui si è già rivelata di grandissima utilità. Il sostegno di realtà come la Fondazione Don Zanni e la ritrovata Casa Nostra nel settore del sociale sono oggi fondamentali per dare risposte a problematiche sulle quali come Ente comunale faremmo fatica ad intervenire: ringrazio davvero tutti i volontari, e la fondazione Cuvier Boni. Credo non esista un modo più bello di ricordare una persona, un grande imprenditore: continuare a fare del bene nel suo nome”.

Don Artemio Zanni era nato a Castellazzo il 10 marzo 1914, e rimase orfano in ancor tenera età. Verso il 1929 iniziò gli studi seminaristici a Marola. Fu ordinato sacerdote nel 1941, e dopo un anno di esperienza pastorale a Corneto di Toano, fu chiamato alle armi come Tenente Cappellano. Inizialmente fu in servizio al presidio militare di Pola, seguendo la cura morale e spirituale di oltre cinquemila soldati. Quando questi, dopo l’8 settembre 1943, caddero prigionieri dei tedeschi e furono internati in Germania, volle seguirli volontariamente. Fu con loro nei campi di Lukenvalde, di Berlino, di Eisenack. Allestì una cappella dedicata alla Madonna di Fatima e fondò un ospedale per prigionieri russi e italiani ammalati di tubercolosi. A chi moriva prometteva che avrebbe lui stesso provveduto ad accudire i figli lontani, e da quella promessa nacque l’esperienza di “Casa Nostra”: rimpatriato nell’estate del 1945 fu inviato a Felina, parrocchia difficile, squassata dalla guerra civile, dove il 19 aprile era stato trucidato il cappellano don Giuseppe Jemmi, ma tra le difficoltà dette vita a “Casa Nostra”, che da allora fin verso il 1975 raccolse ogni anno fino a 40 bimbi, orfani o con madri rimaste sole, aprendo laboratori, insegnando mestieri, curando questi ragazzi organizzando anche il tempo libero con gite e giochi. Don Zanni è morto a Felina il 23 gennaio 1990.