Nella prossima seduta del Consiglio comunale, in programma giovedì sera, 27 maggio, sarà discusso un punto importante verso la formalizzazione di un’amicizia europea che Castelnovo Monti e Kahla coltivano e portano avanti ormai da molti anni: l’approvazione del patto di gemellaggio tra i due Comuni. “Kahla e l’Appennino hanno un legame che oggi è molto forte – spiega l’Assessore ai Gemellaggi di Castelnovo Monti, Lucia Manfredi – e che partendo da avvenimenti molto dolorosi, la deportazione di diversi castelnovesi e montanari rastrellati nel 1944, ha costruito un’amicizia forte, con viaggi di scambio, partecipazione alle commemorazioni annuali dei caduti nel campo di lavoro, attività di studio con il coinvolgimento delle scuole, che ci consentono di trasmettere la memoria di quel periodo e di condividere la comune appartenenza europea, i cui valori sono nati proprio dalla volontà di non rivivere le tragedie legate alla guerra. Voglio ringraziare i familiari dei deportati a Kahla che sono stati fondamentali nella nascita ed evoluzione di questo rapporto consolidato negli anni”.
Aggiunge Raoul Bianchi, Presidente del Comitato Gemellaggi di Castelnovo Monti: “Finalmente il traguardo è stato raggiunto, una delle poche volte che appena attraversata la linea di arrivo, partirà un lungo cammino insieme. Questo è quello che ci aspettiamo tutti noi del Comitato Gemellaggi insieme a tutta l’Amministarzione. Dopo molto tempo, e difficoltà superate, finalmente la strada sarà tutta in discesa e avremo un partner gemellato forte, con tante storie che ci accomunano. Grazie davvero per lo sforzo fatto fino ad ora da parte di tutti quelli che hanno voluto arrivare fino a questo risultato”.
A Kahla negli ultimi anni della seconda guerra mondiale furono costretti al lavoro coatto migliaia di prigionieri italiani, belgi, francesi, olandesi, russi e polacchi rastrellati e deportati, che dovevano costruire, all’interno di tunnel sotterranei, i moderni caccia a reazione Messerschmitt 262. Circa 15.000 di loro morirono a causa delle malattie e delle terribili condizioni di vita. Qui finirono anche numerosi castelnovesi e montanari, rastrellati e imprigionati al Teatro Bismantova nel 1944 prima di essere avviati alla deportazione. Una lapide posta al cimitero di Kahla ricorda i prigionieri di Castelnovo che morirono tra l’inverno 1944 e la primavera 1945: Inello Bezzi, Roberto Carlini, Anselmo e Renato Guidi, Pierino Ruffini, Ermete Zuccolini, Francesco Toschi.
Il campo di lavoro fu liberato tra il 12 e il 14 aprile 1945 dall’esercito americano. L‘8 maggio del 1945, seguì la resa incondizionata della Germania. Le vicende legate al campo sono state “riscoperte” e rese note in Appennino dalla fine degli anni ’90, a partire da una approfondita ricerca storica condotta dagli Studenti dell’Istituto Motti – Lombardini e coordinata da Cleonice Pignedoli. Da lì erano seguiti i primi contatti con il Comune di Kahla, cittadina situata in Turingia, poco lontano da Lipsia, e con le Associazioni che curano il memoriale del Walpersberg, il campo di lavoro, dove ogni anno si tengono le commemorazioni europee alle quali regolarmente partecipano delegazioni di Castelnovo. Delegazioni e gruppi di Kahla, viceversa, hanno partecipato in questi anni a visite a Castelnovo, in particolare in occasione delle celebrazioni per il 25 aprile. “Ora l’ufficializzazione del percorso verso il gemellaggio – conclude Lucia Manfredi – apre alla possibilità di nuovi incontri e scambi, nel segno della memoria e dell’appartenenza alla casa comune europea”.