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Inaugurato il nuovo Parco archeologico di Campo Pianelli, per scoprire la storia del territorio e alimentare il turismo

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Si tratta di uno strumento dalle straordinarie potenzialità per far conoscere la storia del territorio appenninico, agli studenti e ai turisti, e sicuramente un nuovo punto di fortissimo richiamo in montagna. È stato inaugurato questa mattina il Parco Archeologico di Campo Pianelli, area tra le più importanti nella provincia di Reggio per quanto riguarda l’Età del Bronzo: il Parco consente ai visitatori di immergersi nel passato e comprendere cosa venne scoperto in questo luogo a partire dagli scavi di Gaetano Chierici, e poi attraverso le campagne più organiche sviluppate a partire dal 1973. È possibile vedere ricostruzioni delle sepolture, dei corredi funebri e della pira per l’incinerazione, ma da parte della cooperativa Archeovea, che gestisce il Parco, è stata anche realizzata un’applicazione che consente di vedere, con la realtà aumentata, com’era la zona nell’epoca del bronzo finale.

La parte iniziale della giornata inaugurale si è svolta al Centro Laudato Sì, alla Pietra di Bismantova, del Parco nazionale. Fausto Giovanelli ha rimarcato come “Bismantova sia un intreccio di storia, spirito, ambiente, e lo è da tempi antichissimi. Oggi è una giornata che rappresenta una pietra miliare perché permetterà a tante persone di vivere questa storia antichissima direttamente sul posto”.

E’ poi stata l’Assessore all’Ambiente e al Turismo Chiara Borghi ad intervenire per illustrare le basi del progetto da cui è nato il Parco archeologico, voluto dal Comune di Castelnovo Monti: “Oggi sono profondamente emozionata perché fin da bambina ricordo la fascinazione per quello che allora tutti chiamavano, erroneamente, “cimitero etrusco”, e anche il dispiacere quando andavo a Campo Pianelli e al di là della bellezza del posto non c’era nulla di visibile che ricordasse quella frequentazione passata, che poi ho compreso pienamente attraverso gli studi archeologici. Oggi aggiungiamo un elemento bello e prezioso a Bismantova come luogo di incontri, di conoscenza, di identità per chi vive qui”.

Monica Miari, della Soprintendenza archeologica e del paesaggio di Bologna, ha affermato che “per realizzare un progetto così bello e importante è fondamentale la spinta di tutta la comunità, le Istituzioni, le scuole, i volontari, i cittadini, il Parco nazionale. Alla base delle scelte di tutela e valorizzazione c’è questa volontà comunitaria. Il passato di Bismantova è una delle prime cose che studia chi affronta un percorso di specializzazione archeologica, è un’eccellenza di livello non solo regionale per i ricercatori sull’Età del Bronzo”.

Giada Pellegrini, Curatrice delle collezioni archeologiche dei Musei Civici di Reggio, ha ricordato che “i primi studi su Campo Pianelli risalgono agli anni ’60 dell’800, poi ne sono seguiti altri a partire da un secolo dopo: i Musei reggiani ospitano i preziosi corredi che sono stati rinvenuti qui, per cui attraverso questo Parco nasceranno nuove opportunità di promozione e collaborazione, per farlo conoscere e per scoprire le stratificazioni umane che qui si sono succedute”.

È stato poi Iames Tirabassi, archeologo che a Campo Pianelli ha condotto campagne di scavo fin dal 1973 fino ad arrivare alla più recente del 2012, ad illustrare i reperti emersi a Campo Pianelli: “I primi ritrovamenti risalgono al 1865 con Gaetano Chierici che venne sul posto due volte: per venire da Reggio era necessario un viaggio di due giorni in calesse. Ma mantenne una rete di corrispondenza con ricercatori sul posto, e ha fornito un resoconto fondamentale dei ritrovamenti a Bismantova e ha realizzato una prima carta archeologica. Poi negli anni ’70 ci fu la ripresa di campagne di scavo moderne: tra l’altro è proprio nel 1970 che l’area di Campo Pianelli ha smesso di essere un campo agricolo che veniva coltivato”. Ha poi illustrato i vasi, le collane d’ambra, le fibule, un bellissimo coltello e i principali corredi che sono stati ritrovati nella zona, e ora riprodotti per essere mostrati nel Parco archeologico a scuole e turisti.

A gestire le visite guidate sarà la società Archeovea per la quale è intervenuto Francesco Garbasi: “Vediamo che c’è difficoltà nel mantenere la memoria di siti archeologici antichi, perché non sono visibili, e farli percepire ai giovani è complesso. Ma con questo progetto pensiamo di coinvolgerli, far loro capire una storia che è del territorio ma è anche la loro, utilizzando anche strumenti moderni come la realtà aumentata oltre alla ricostruzione dei diversi elementi di una necropoli dell’Età del Bronzo, come è possibile vedere al Parco archeologico”.

Dopo gli interventi al Centro Laudato Sì ci si è spostati direttamente al Parco, vicino alla località Ca’ Pattino dove è avvenuto il taglio del nastro, al quale ha partecipato anche Giammaria Manghi della Regione Emilia-Romagna. “Qui si uniscono elementi straordinari – ha detto – come una storia della frequentazione umana che copre molti secoli, in un contesto ambientale straordinario. Il Parco archeologico sarà un elemento formativo eccezionale per la formazione dei ragazzi in primis attraverso la fruizione delle scuole”.

Nel Parco archeologico sono presenti riproduzioni delle sepolture antiche, compresa la pira funeraria dove i corpi venivano bruciati: le ceneri poi venivano raccolte in vasi di terracotta e inserite in piccole “camere” scavate a terra e “foderate” con scaglie di pietra locale che sono state ricostruite, con gli strumenti che erano a disposizione degli uomini dell’Età del Bronzo, dallo scultore Dario Tazzioli. Alle ceneri potevano essere aggiunti “corredi” con oggetti cari ai defunti. Le urne sono state riprodotte dai ragazzi dell’Istituto Comprensivo Bismantova guidati dalla professoressa Marisa Grimelli, mentre le riproduzioni dei gioielli sono state create, anche in questo caso ricorrendo a tecniche dell’epoca dall’orafo Gianmaria Donnini.