All’inizio di gennaio del 1945 era stato istituito dai partigiani un servizio di vigilanza al ponte della Gatta, situato in una stalla ed affidato ad una squadra del Distaccamento “Pigoni” della 26.ma Brigata Garibaldi. L’8 gennaio 1945 i tedeschi arrivarono all’alba tra le case di Gatta, mimetizzati con lenzuola per non farsi riconoscere. Bruno Manlio “Costantino”, sabotatore paracadutato da un aereo alleato, e la staffetta del Comando Unico Ruggero Silvestri “Jena” (18 anni) di Lucca furono catturati dai tedeschi in una casa di Gatta, torturati e uccisi.
I nazifascisti procedettero lungo il Secchia per risalire sulla sponda opposta, a monte di Villa Marta e di San Bartolomeo, per cogliere alle spalle i partigiani.
Fucilarono Sergio Stranieri “Randa” (21 anni) di Villa Ospizio, operaio alle Reggiane, partigiano da soli 9 giorni, e Vasco Madini “Fulmine” (18 anni) di Carpineti, il quale prima di cadere riuscì a sparare un colpo di fucile per cercare di avvertire gli altri dell’incursione. Altri partigiani furono catturati, torturati e uccisi tra San Bartolomeo e Gatta, i corpi buttati tra le mura di Villa Marta: tra loro Aldo Bagni “Nerone” (21 anni) di San Maurizio e Angelo Masini “Tonino” (21 anni) di Mancasale, entrambi operai alle Reggiane; Arturo Roteglia “Ellas” di Reggio (25 anni), Aristide Sberveglieri “Tallin” di San Martino in Rio (22 anni) e Armando Ganapini “Lazzarino” di Felina (17 anni). Carlo Pignedoli “Mitra” (23 anni ) di Carpineti e Gino Ganapini “Leone” (19 anni) di Felina furono catturati e fucilati a Ciano il 26 gennaio 1945 dopo 17 giorni di torture.
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